Una molecola sperimentale potrebbe ridurre gli effetti neurodegenerativi della Malattia di Huntington. Studiata su modelli animali, appare capace di ripristinare il corretto metabolismo di alcuni sfingolipidi, componenti essenziali delle cellule. Gli sforzi dei ricercatori internazionali si sviluppano su due direzioni: da un lato un’azione sul DNA dei pazienti, puntando a diminuire la produzione di huntingtina (la proteina mutata responsabile della malattia di Huntington), dall’altro la possibilità di proteggere i neuroni limitando i danni prodotti dalla molecola stessa. È su questa seconda strada che si sviluppa una ricerca condotta dal Laboratorio di Neurogenetica e Malattie Rare dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli e pubblicata sulla rivista scientifica Molecular Therapy. “La molecola che abbiamo studiato, chiamata THI – dice Vittorio Maglione, del Laboratorio di Neurogenetica e Malattie Rare – riesce a bloccare un enzima che causa la degradazione della S1P. In questo modo abbiamo ripristinato i corretti livelli di alcuni glicosfingolipidi, con risultati molto interessanti.
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