Il 18 settembre 2020 la Giunta regionale all’unanimità designò Romagnuolo per l’incarico e alcuni giorni più tardi, il 29 settembre, quest’ultimo fu nominato con decreto dal presidente Toma. Tra marzo e aprile dello scorso anno poi il governatore e la Giunta – intanto modificata con l’ingresso di Fillomena Calenda al posto di Michele Marone – prorogarono l’incarico per altri sei mesi.
Per la Procura la nomina è avvenuta violando la legge in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati di controllo pubblico perché non fu rispettato il periodo di due anni che deve intercorrere tra la cessazione di una carica di componente della Giunta o del Consiglio regionale e il conferimento di un incarico di amministratore di ente pubblico di livello regionale: Romagnuolo era stato consigliere regionale supplente tra il 2018 e il 2020. Sempre secondo la Procura, la nomina provocò un ingiusto vantaggio patrimoniale a Romagnuolo consistito nell’emolumento previsto per lo svolgimento dell’incarico e arrecò inoltre un ingiusto danno ad altri perché impossibilitati a concorrere per la nomina pur avendone i requisiti.
La nomina di Romagnuolo era già stata bocciata due anni fa dall’Autorità nazionale Anticorruzione. Gli indagati hanno ora 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive o per chiedere di essere sentiti.
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