Dal 1° gennaio 2025 è scattato l’obbligo dell’indicazione d’origine della frutta secca sgusciata, dalle nocciole alle mandorle, dai fichi secchi ai pistacchi, mettendo finalmente in trasparenza un settore che negli ultimi anni ha registrato una forte crescita dei consumi. Ad annunciarlo è la Coldiretti dopo l’entrata in vigore del Regolamento Ue che impone l’indicazione della provenienza che va a completare la norma già esistente per quella in guscio.
La normativa prevede l’obbligo di etichettatura dell’origine per la frutta secca sgusciata o essiccata e i prodotti di IV gamma, compresi funghi non coltivati, zafferano e capperi. Le informazioni relative all’origine devono essere chiaramente visibili sull’imballaggio e/o sull’etichetta e l’indicazione del Paese d’origine deve risaltare maggiormente rispetto all’indicazione di quello in cui è avvenuto l’imballaggio.
“Bene il dettato del nuovo Regolamento UE – afferma il Presidente regionale di Coldiretti Molise, Claudio Papa – tuttavia resta ancora anonima l’indicazione della provenienza della frutta secca usata nella preparazione dei dolci come, ad esempio, le creme di nocciole. Il rischio – prosegue Papa – è legato principalmente alle importazioni di prodotto estero che non rispetta le stesse regole in materia di usi di pesticidi vigenti nell’Ue e che presenta spesso alti livelli di residui di sostanze pericolose, come nel caso delle nocciole turche o dei pistacchi iraniani”.
Negli ultimi anni il consumo di frutta secca è aumento spinto anche dalle nuove tendenze salutiste. Infatti, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea-Nielsen, nel 2023 le famiglie italiane ne hanno acquistati 115 milioni di chili, per una spesa di 1,1 miliardi di euro. Se poi si considera anche il prodotto usato dall’industria dolciaria, la quantità arriva a sfiorare i 640 milioni di chili.
L’etichettatura obbligatoria dei cibi è una battaglia storica della Coldiretti ed è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2002, dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina, per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti, con l’indicazione della provenienza che è stata estesa a circa i quattro quindi della spesa, anche se resta ancora anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.
“Una battaglia – aggiunge Papa – che Coldiretti ha portato dallo scorso anno anche in Europa con il lancio di una proposta di legge di iniziativa popolare per rendere obbligatoria l’origine degli ingredienti su tutti gli alimenti in commercio nella UE. L’obiettivo è raggiungere un milione di firme per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori. Solo così – conclude il Presidente di Coldiretti – sarà possibile porre fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per tricolori, permesso dall’attuale norma del codice doganale sull’origine dei cibi che consente l’italianizzazione grazie ad ultime trasformazioni anche minime”.
La proposta di legge europea può essere sottoscritta in tutti i mercati di Campagna Amica, come quelli di Campobasso ed Isernia, in tutte le sedi territoriali della Coldiretti ma anche sul web. In quest’ultimo caso è sufficiente collegarsi al sito https://eci.ec.europa.eu/049/public/#/screen/home e selezionare il proprio Paese di cittadinanza nel menu a tendina in giallo a sinistra; si potrà quindi scegliere se compilare il modulo inserendo i propri dati con numero della carta d’identità o del passaporto oppure accedere direttamente con lo spid.