Molecole ad azione farmacologica che possono essere attivate o disattivate da un raggio di luce. È così che la frontiera dell’optofarmacologia punta a sviluppare nuove terapie, nelle quali il farmaco agisce solo dove serve, con estrema precisione. Utilizzando questa tecnica, il Laboratorio di Neurofarmacologia dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli ha aperto un nuovo capitolo negli studi sul dolore cronico, dimostrando come l’azione di alcuni farmaci sperimentali sia diversa in base alla regione cerebrale nella quale vengono attivati.
Lo studio, condotto su modelli animali è stato pubblicato sulla rivista scientifica E-life. “L’obiettivo principale del nostro lavoro – spiega la dottoressa Serena Notartomaso, ricercatrice del Neuromed – è stato quello di analizzare l’effetto sui recettori situati in diverse aree cerebrali coinvolte nella modulazione del dolore”.
I risultati sono stati estremamente interessanti, dimostrando che gli effetti antidolorifici dipendono dalla regione cerebrale in cui le molecole vengono attivate o disattivate. In altre parole, lo stesso farmaco può causare analgesia se attivato in una zona del sistema nervoso centrale, ma può aumentare la sensazione di dolore se attivato in un’altra. È un dato molto interessante perché possiamo pensare a disegnare con precisione le aree cerebrali nelle quale far agire le molecole, oppure quelle in cui il farmaco deve rimanere inattivo”